• Home
  • Cultura e Società
  • Arte
  • Sabina Salvaneschi. Dai luoghi delle origini

Arte

Cultura e Società

  • Arte

Sabina Salvaneschi. Dai luoghi delle origini

È una domenica mattina di marzo, un cielo incerto copre la pianura padana lasciandomi in dubbio su cosa riserverà per questa giornata. Mi sono ripromessa di visitare Palazzo Gallini, casa borghese ottocentesca del fu Carlo Gallini, oggi di proprietà del Comune di Voghera. È a pochi passi da quella che da due anni è per me Casa e intanto che percorro il tragitto, mi lascio catturare lo sguardo in un movimento dal basso verso l’alto, dal ciottolato di sampietrini, dai muri di vecchi palazzi coi loro balconcini liberty e le grondaie merlettate, infine dal cielo che ora sembra un cencio consunto buttato li a coprire i tetti. Penso che mi sembra tanto strano quanto affascinante che una piccola città situata ai piedi delle colline d’Oltrepò appezzate a vigneti, la cui cifra distintiva è quella agricola, sveli ai suoi cittadini un angolo di cultura europea sviluppatasi già dai primi dell’ottocento.

All’ingresso della dimora il personale raduna me e altri visitatori nell’androne, punto di inizio della visita. Il gruppo è abbastanza folto, entriamo quindici a quindici e mi sorprende che tanti vengano dalle città di Pavia e Milano. Mi sento anche un po’ orgogliosa di essere una “locale”. Saliamo al piano primo preceduti dalla guida che, di lì a poco, ci racconterà una storia, quella della famiglia Gallini che, provenendo da Genova, si insediò a Voghera all’inizio del XIX secolo commissionando la costruzione di questo edificio in stile neoclassico nel 1832. Lo sguardo mi si fa mobile intanto che ascolto osservando antiche librerie stracolme di pubblicazioni, divanetti e poltroncine in velluto bordeaux a contorno di un tavolo da lettura, per l’occasione spostato in un angolo per far spazio a pannelli espositivi che documentano le origini della famiglia Gallini. Non mi sorprende sapere che Carlo Gallini fosse figlio di un imprenditore agricolo, cioè colui che volle questa dimora un tempo molto più vasta, e di una donna parigina che, ci spiega la guida, ha probabilmente promosso la multiculturalità dei figli e il loro guardare oltre l’assetto borghese dei tempi.

 Palazzo Gallini

Carlo sembra crescere così nella libertà di pensiero che gli consente di appassionarsi non solo agli studi presso l’Università di Pavia dove si laurea in matematica e scienze agrarie, ma anche alla pittura che lo porterà a viaggiare molto in tutta Italia, frequentando la Società che promuove le Belle Arti a Torino per due anni. In quel periodo, sostiene anche l’esame di abilitazione all’esercizio della professione di ingegnere civile ed idraulico e di perito agrario, mostrando diremmo noi, una buona integrazione tra gli aspetti delle culture paterna e materna e prodigandosi di lì in poi perchè entrambe potessero essere trasmesse ad altri.

Ci spostiamo di stanza in stanza e mi trovo a sorprendermi quasi ad ogni passo: alle pareti sono appesi quadri del Guercino, di Hayez, Canella e Jan Bruegel il Vecchio, nonché i tanti dipinti e autoritratti dello stesso Gallini. Osservo meravigliata e mi sento come immersa in un’epoca lontana, che riporta a galla ricordi e finanche odori e sapori di un tempo passato. Mi meraviglio di conservare quell’attenzione fluttuante che sollecita pensieri circa “l’essere radicati” nel proprio territorio: Gallini che ha viaggiato molto godendo delle bellezze italiane, ha però scelto la sua città natale come luogo in cui spendersi a favore dell’innovazione agricola e degli analfabeti creando corsi di istruzione in agronomia e meccanica, divenendo sindaco della città per un ventennio, insignito di varie onorificenze nel tempo.

Mi immedesimo nel suo personaggio, quasi fino a sentire dentro di me la stessa passione e l’impegno per contribuire alla crescita e allo sviluppo di un territorio di cui aveva certo colto i limiti, ma anche le potenzialità. Un luogo delle origini che lo definiva e ne tracciava il percorso di vita. Torno alla realtà quando la guida ci invita a guardare verso l’esterno, indicando a dito l’area antistante dalla quale si può osservare quella che era una volta area pertinente a palazzo Gallini e che ora è occupata dal Pirellino, palazzo signorile a firma Gio Ponti. Nella fantasia riesco a vedere il vecchio podere, i capanni, le stalle e i ricoveri degli attrezzi e nella mia mente si concretizzano scene di quotidianità agricola. Forse è perchè le ho vissute, sono un retaggio della mia infanzia che mi porta a provare un misto di tenerezza e nostalgia per un tempo che, lo sappiamo, è stato ormai definitivamente archiviato dall’ondata tecnologica che ci proietta sempre più in un futuro avveniristico eppure, penso, non per questo più nutriente.

La psicoanalisi ha indagato il tema delle origini aprendo a riflessioni che portano a riconsiderare il significato di appartenenza ai luoghi e alle persone che ci hanno accolti. Nelle opere di Winnicot e Racamier ma anche di molti altri autori, il riferimento alle origini come punto di partenza dello sviluppo psichico individuale con le sue vicissitudini e gli esiti non sempre favorevoli per l’individuo, ci guida a fare l'esperienza di sè e della propria mente accolta, nel suo nascere, dall’ambiente materno e familiare. Mi chiedo quanta parte abbia nel nostro originare in un luogo, l’ambiente fisico che ci dà i natali. Penso a tutte quelle impressioni sensoriali che i luoghi delle origini ci lasciano dentro, facendoci desiderare di tornare in terra natia dopo un viaggio o un allontanamento. È quello che ha fatto Gallini quando, trentaseienne, fa ritorno a Voghera e le dedica tutti i suoi sforzi……”Che avesse nostalgia?”, mi domando. Nostalgia in quanto parola unisce in sé i termini greci nostos e algos, che significano rispettivamente “ritorno a casa” e "dolore", dolore dovuto al desiderio di fare ritorno a un luogo originario nel quale riappropriarsi del sentimento di appartenenza.

Non per niente, rifletto, esiste il termine “terra madre”, che ci àncora a un luogo specifico che diviene depositario di parti di sé e al tempo stesso costitutivo di quella parte del sé che si radica al proprio ambiente. La voce della guida mi richiama alla realtà nell’entrare nell’ultima sala di questo Palazzo/pinacoteca: dopo l’immersione nelle opere dal XVI al XIX secolo, ecco la modernità nei dipinti di un autore contemporaneo di cui ho la pecca di non ricordare il nome. Siamo giunti agli anni settanta, quelli della mia nascita proprio in questa città, quella in cui ho scelto di tornare chissà…forse per ritrovare il mio luogo delle origini.

Sabina Salvaneschi
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Bibliografia
Winnicot D.W, “Dal luogo delle origini”, Raffaello Cortina, Milano, 1990
Racamier P.C, “Il genio delle origini”, Raffaello Cortina, Milano, 1993

Sitografia
Palazzo Gallini, https://fondoambiente.it/luoghi/palazzo-gallini?gfp

Iscriviti alla nostra newsletter

*
*
* campo obbligatorio
* campo obbligatorio

s.i.p.p.

Il sito internet sippnet.it della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica rispetta le linee guida nazionali della FNOMCeO in materia di pubblicità sanitaria, secondo gli artt. 55-56-57 del Codice di Deontologia Medica.

Tel:
0685358650
Email:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Indirizzo:
Via Po 102
Roma



© SippNet. P.IVA 01350831002