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Rosa Franzese. Lo sguardo dello schermo. Teorie del cinema e psicoanalisi, di Massimo Giuseppe Eusebio

Massimo Giuseppe Eusebio, Lo sguardo dello schermo. Teorie del cinema e psicoanalisi, Franco Angeli, Milano, 2017, pp. 243, €32,00

 

I “cantieri dell'immagine”, costruiti dal cinema, sono come un catalogo dei luoghi innumerevoli del rappresentabile, del sogno, della proiezione e riproduzione di affetti, emozioni, fantasie. Si tratta di rappresentazioni contestualizzate in spazi e tempi dai confini permeabili, predisposte a scivolare in quella dimensione del profondo che produce a sua volta diverse e molteplici corrispondenze simboliche.

Il volume di Eusebio privilegia un taglio interdisciplinare con cui si confrontano percorsi e modelli di ricerca diversi, che si misurano con le innovazioni del mezzo cinematografico e con i nuovi modi di fruizione del cinema. Si parte da un esame del cinema come fenomeno d'industria culturale e mezzo di comunicazione: da un lato si procede ad un'analisi delle forme del linguaggio cinematografico, delle correnti stilistiche e delle modalità di narrazione; dall'altro lato si approfondiscono i meccanismi di coinvolgimento percettivo, cognitivo e emotivo nello spettatore. Entrano così in scena, nella trattazione dei temi proposti, psicoanalisi, cognitivismo, neuroscienze, sociosemiotica, estetica analitica.
Come avverte il titolo del libro, lo “sguardo” si propone come elemento elettivo; nelle sue molteplici declinazioni è specchio, riflesso, doppio, inter- scambio o compresenza di mondo interno ed esterno, dove atmosfere pertur banti suscitano forti dimensioni emozionali. Lo schermo – precisa l'Autore – è inteso come spazio illusorio, come spazio della visione, luogo di media- zione tra realtà materiale e immaginario. Lo strumento privilegiato, per definirlo, è la “metafora dello specchio”, con le sue atmosfere perturbanti e in- quietanti. Ed è qui che si impone l'interpretazione psicoanalitica e si rafforza il legame tra le idee di schermo e di sguardo, con particolare attenzione, da parte dell'Autore, al pensiero di Lacan. Lo spettatore si trova – a un tempo – di fronte e dentro lo spazio della scena, mentre la risposta emotiva è elicitata dall'empatia, dal rispecchiamento corporeo e motorio. Un coinvolgimento che la psicoanalisi considera a livello di processi preconsci e inconsci, attraverso forme di identificazione, di proiezione, di narcisismo, di voyerismo. Ed è qui che, nello spettatore, sguardo e desiderio si incontrano in un'imprevedibile ma reale alchimia.

L'ultimo capitolo del libro è dedicato al film “Dans la maison” del regista e sceneggiatore francese François Ozon, del 2012. Un capitolo, questo, che si propone come riscontro e applicazione dei temi precedentemente trattati. Nel film, l'ambiente domestico si fa metafora dello schermo; la semiosi fil- mica si attiva in un sistema aperto di significazione e, quindi, destinato a rimanere insaturo. Si apre un ventaglio di fruizioni per lo spettatore, mentre si rafforza il connubio tra psicoanalisi, cinema e sogno. Lo spettatore vive il cinema come forma di esperienza; ma altrettanto accade per l'autore, il regi sta, lo sceneggiatore, gli attori di un film.

Avrei qualche perplessità circa l'affermazione secondo cui il “modo de- costruttivo” della psicoanalisi sottrarrebbe fascino e suggestione alla cornice originale dell'opera. In più occasioni, e sicuramente in modo più esplicito nel suo studio sulla “Gradiva”, Freud sostiene che il vero poeta è «precursore della scienza e anche della psicologia scientifica». Il suo intento, quando si sofferma su personaggi “famosi”, non è quello di farli protagonisti di casi clinici; non si tratta di un intervento di tipo diagnostico o nosografico, ma di opportunità di verifica delle sue affermazioni teoriche. Per Freud la struttura della finzione diventa rappresentativa dei modi dell'Inconscio: questo è l'aspetto che gli interessa.
C'è stato e c'è chi indugia in un uso psicologizzato e patologizzato di artisti e di opere d'arte, tentando – per i film – una sorta di ermeneutica cinematografica a sfondo psicoanalitico, come osserva l'Autore: un'opera- zione che può risultare interessante ma che talvolta scivola verso fuorvianti sovradeterminazioni. Ciò può essere esteso a diversi ambiti artistici. Vorrei ricordare un episodio di diversi anni fa, quando sulle pagine del Corriere della Sera compariva un articolo di Montale in cui il poeta polemizzava con coloro che avevano cercato di dare varie interpretazioni ai versi conclusivi di una sua lirica delle Occasioni: “a Modena, tra i portici, / un servo gallonato trascinava / due sciacalli al guinzaglio”. Montale, irritato, dichiarava di aver realmente visto un cameriere portare a spasso degli sciacalli e che questa immagine era diventata “occasione spinta” (di qui il titolo della raccolta di poesie) per la composizione del testo.

Il volume di Eusebio, connesso con l'attività didattica dell'Autore, si offre come manuale specialistico, animato da uno stile divulgativo che rende godibile la lettura anche a chi specialista non è. In fondo si tratta per tutti di cercare i tanti perché dentro e fuori lo schermo, per dare senso al mondo muovendosi di necessità tra realtà e finzione.

Rosa Franzese

Tratto dal n. 2/2017 della Rivista Psicoterapia Psicoanalitica su autorizzazione dell'Editore Franco Angeli

Franco Angeli Editore: Recensioni Fascicolo 2/2017

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