Adele Maugeri. Editoriale di Psicoterapia Psicoanalitica n. 1/2023 - "Formazione, trasformazioni e spazio psichco"
Scrivo il mio primo Editoriale per il n. 1 del 2023 di Psicoterapia Psicoanalitica, un anno in cui cade il trentennale della rivista. Un evento importante che invita a volgere lo sguardo verso le origini e il percorso che ha coinvolto i primi soci SIPP in un progetto ambizioso che nel tempo si è sempre più consolidato e arricchito, contribuendo a costruire la matrice storica, fondativa e depositaria del pensiero scientifico della Società e della Psicoterapia Psicoanalitica riconoscibile negli articoli pubblicati in questi anni. Colgo l’occasione di annunciare che il 2 dicembre 2023 avremo il piacere e l’onore di celebrare questo evento, come è possibile vedere nella locandina allegata a questo numero della rivista. Il mio mandato segue quello della stimata Adriana Gagliardi con la quale ho cooperato come redattore dal secondo numero del 2020, quando eravamo nella difficile situazione emergenziale per il Covid-19. Inevitabilmente la nostra collaborazione si sviluppò da remoto attraverso i mezzi online, ma lo spirito di gruppo che mi accolse favorì il mio appassionarmi al lavoro della costruzione dei numeri della rivista. Un lavoro impegnativo, a volte faticoso, ma sicuramente remunerativo dal punto di vista sia affettivo che di competenze che andavo ad acquisire. In particolare ho sentito il privilegio di partecipare al nascere delle idee, dei pensieri, in una cornice creativa e scientifica, fortemente connotata psicoanaliticamente. Un’esperienza che si rinnova alla nascita di ogni numero della rivista, accogliendo i diversi vertici di lettura di un tema, che diventano voci di un coro che esprime un pensiero comune che stimola, pone domande, apre riflessioni, segna un punto nuovo, pronto ad essere nuovamente rielaborato. Il contesto della redazione mi permette di conoscere meglio sia i colleghi che la compongono, che gli autori degli articoli, soci SIPP o appartenenti ad altre società. Nascono pensieri che si alimentano attraverso il confronto, la partecipazione, la sinergia di investimenti che ognuno esprime, impegnandosi nell’intento comune di comunicare e costruire un pensiero nuovo, in una cornice che lo riconosce come meritevole di essere comunicato e indagato.
Questa premessa mi ha consentito, al termine del mandato di Adriana Gagliardi, di propormi per succederle in questo delicato compito e non senza timori, sia per l’importanza che questa funzione rappresenta, che per una competenza ancora da testare in questo per me nuovo ruolo societario.
La composizione della redazione si è modificata con l’uscita dal gruppo di Ruby Mariela Mejia a causa di altri impegni in ambito SIPP, e colgo l’opportunità di ringraziarla per gli apporti sempre significativi che esprimeva nel lavoro comune. Sono contestualmente entrate a far parte della redazione due nuove colleghe che portano originali stimoli e modi di leggere i materiali che gli autori degli articoli propongono.
La redazione della rivista funziona ampiamente come un gruppo al lavoro, con la condivisione e l’espressione di quanto di emozionale questo attiva. Attualmente con me ne fanno parte: Anna Carla Aufiero come capo redattore e i redattori: Caterina Barone, Sara Madella, Luigi Antonio Perrotta, a cui si sono aggiunte Costanza Auteri e Antonella Galeone.
Il mio intento, condiviso con il gruppo redazionale, è di pormi in continuità con quanto fin qui i miei predecessori hanno costruito, mantenendomi aperta al dialogo, agli stimoli nuovi provenienti dal gruppo redazionale, dalla comunità dei soci della SIPP, da colleghi di società affini e dal contesto socio-culturale e scientifico in cui siamo immersi.
Un lavoro che ci convoca a un costante spirito di ricerca, una continua elaborazione e messa alla prova dei contenuti al fine di mantenere viva e vitale la psicoanalisi attraverso movimenti di crisi e di crescita, decostruzione e costruzione, con cui sin dalle sue origini già i nostri padri, a partire da Freud, si sono dovuti misurare.
Penso che questo impegno e obbiettivo ci riguardi sul piano societario, ma anche ci investa sul piano individuale, determinandoci nelle nostre scelte, esperienze, pensieri ed emozioni. Pensando al tema del numero 1 del 2023, ho condiviso con i colleghi della redazione che il titolo fosse “Formazione, trasformazioni e spazio psichico”, nel tentativo di sottolineare quel plurale delle “trasformazioni” che accompagna l’esperienza di formazione psicoanalitica alimentando lo “spazio psichico”. Indispensabile allora pensare alla formazione ponendoci in una dimensione di esplorazione e ascolto, senza la presunzione di irrigidire i saperi, ma concependo la psicoanalisi e la psicoterapia psicoanalitica nella continua ricerca di nuove e diverse significazioni.
Lo strumento fondamentale per la formazione e la trasmissione identitaria psicoanalitica è la propria analisi personale, nell’ambito della quale inevitabilmente si ha a che fare con movimenti imitativi, rischi di seduzione dell’uno sull’altro, identificazioni idealizzate con un autore o una tecnica, elementi che bloccano lo sviluppo, facendo chiudere analizzato e analizzante in una visione che può mortificare il confronto creativo e l’autenticità. Fenomeni che obbligano a riflettere per cogliere quando una certa idea della psicoanalisi rischia di essere intesa come un ideale, perfettamente aderente ai modelli teorici, piuttosto che sempre volta alla ricerca e al cambiamento.
Sento che richiamare una distinzione tra l’ideale della psicoanalisi e la psicoanalisi ideale possa riguardare anche la nostra idea di realizzare un numero della rivista ideale, come desiderio sia da parte di chi scrive, della redazione o del lettore di inseguire un ideale di rivista.
Una riflessione che mi rinvia a Freud in Introduzione al narcisismo in cui parla del figlio che deve realizzare i sogni idealizzati dei genitori. La trasmissione, come la comunicazione, inevitabilmente genera transfert e, come suggerisce Bion, “pensieri in cerca di un pensatore”, ampliando e modificando lo spazio psichico di quanti coinvolti. Pensare insieme impegna analisti, supervisori, docenti, allievi, ricercatori, in un processo continuo che inoltre richiede di non ignorare i cambiamenti sociali e culturali, i cambiamenti ambientali, le guerre, la pandemia, eventi che si impongono portando oggi, in ambito psicoanalitico, allo sconvolgimento dei setting mettendo in discussione la stessa presenza dei corpi nella stanza d’analisi. Questo numero nel comporsi, con gli articoli che venivano proposti alla nostra attenzione, si è caratterizzato per l’attivazione prodotta negli allievi e nei docenti della Scuola di Specializzazione della nostra Società. Diversi sono stati infatti gli apporti pervenuti, mostrando il bisogno e il desiderio di potersi esprimere, raccontare per dialogare insieme su come la formazione psicoanalitica prende forma nei diversi spazi previsti dai corsi e per come viene vissuta. Negli articoli spesso tornano, accanto agli sviluppi soggettivi, elementi di esperienze gruppali e dei gruppi tra loro, in una processualità longitudinale lungo i corsi, che trova poi una sua continuità nella realizzazione professionale.
Una formazione che coinvolge allievi e docenti in una esperienza di trasmissione, condivisione, costruzione identitaria psicoanalitica attraverso lo studio della teoria, della tecnica, della clinica e di tutte le attività esperienziali “fuori e dentro le mura” che permettono la crescita e l’apprendimento reciproco di quanti a diverso titolo sono coinvolti. Merita una riflessione particolare il tema dell’analisi personale degli allievi in formazione; requisito, questo, fondamentale nella trasmissione e costruzione di una identità psicoanalitica, ma che presenta una antinomia e un paradosso tra la libertà del soggetto di accedere allo svolgimento del proprio percorso psicoanalitico e i vincoli di tempo istituiti a priori per l’accesso alla scuola di specializzazione, creando un certo attrito tra aree ed esigenze private e quelle istituzionali. Un argomento delicato che si ripropone in alcuni lavori degli allievi. I molti contributi ricevuti da parte dei colleghi della SIPP segnalano quanto il tema sia sentito e veicoli una certa vivacità. Gli autori hanno proposto articoli che mostrano la freschezza della propria esperienza soggettiva incontrata nel percorso formativo, piuttosto che proporre teorizzazioni collaudate. In questo possiamo riconoscere la spinta libidica e il desiderio di comunicare che hanno dato origine ai lavori che hanno composto questo numero. Essi esprimono una forte matrice identitaria specifica della SIPP. Soci e docenti, nello scrivere i loro contributi, hanno incluso parte degli elaborati di allievi esplicitando e integrando i diversi punti di vista, messi in dialogo con una lettura gruppale.
Questo ci ha portato a costruire un numero della rivista che, pur conservando lo schema dei numeri precedenti, offre una nuova sezione intitolata “Uno sguardo sulla formazione”, specifica per questo numero, al fine di accogliere, dare spazio e ascolto a questi elementi emergenti.
In Lector in fabula, l’articolo di Luis Martin Cabré “Dialogo sulla clinica attuale” amplia lo sguardo ai concetti di verità storica e verità psichica nella costruzione delle teorie e della tecnica che sono alla base del modello psicoanalitico. Concetti che hanno fortemente impegnato Freud nella cura del riconoscimento scientifico della psicoanalisi. In questo si inserisce il dialogo di Freud con Ferenczi sulle origini del trauma, esplicativo di come i meccanismi che operano nella relazione degli adulti (genitori) con i figli, si possano riconoscere come attivi nella relazione analista-paziente e nella stessa trasmissione della formazione psicoanalitica tra analista-analizzando, specialmente quando quest’ultimo è in formazione durante l’analisi personale.
Segue il Saggio di Caterina Barone “Formazione come processo di elaborazione interna” con il quale l’autrice rivisita a posteriori quanto già esperito lungo il proprio percorso formativo, in cui ha attraversato movimenti psichici individuali e gruppali che la facevano interrogare sui difficili cambiamenti in corso e di cui generosamente ci offre le riflessioni di allora rilette oggi. Il lavoro propone il tema della dimensione affettiva nel processo formativo e del suo essere veicolo che sostiene o ostacola i processi di apprendimento sotto le pressioni delle dinamiche istituzionali. Uno scritto che mostra l’importanza della capacità di tollerare fasi di dolore, confusione e disorientamento mantenendo una fiducia, nell’attesa di trovare un senso a quanto si esperisce in una formazione psicoanaliticamente orientata e che non termina mai.
La nuova sezione Uno sguardo sulla formazione apre con l’articolo di Enza Laurora “Scenari e metafore della formazione” che dà una cornice e ci fa entrare nel clima culturale ed emotivo dell’esperienza della formazione nella SIPP e della Scuola come luogo e strumento della trasmissione generazionale del sapere psicoanalitico e dei suoi sviluppi, creando un campo di ricerca e confronto con le nuove generazioni. L’articolo mostra il percorso formativo degli allievi nella Scuola di Specializzazione, centrando l’attenzione sulla processualità dei gruppi classe dal primo al quarto anno di corso nelle tre sedi collocate a Catania, Milano e Roma, partendo da frammenti dei loro scritti presentati nella giornata conclusiva dell’A.A. 2022. Un lavoro in cui si riconosce la matrice identitaria che accomuna i diversi gruppi che si esprimono in un contenitore societario che partecipa e dialoga con loro. Un dialogo inter e transgenerazionale che viene costantemente attualizzato nei suoi molteplici aspetti consci e inconsci, nei riti di inaugurazione e conclusione dell’Anno Accademico e che vede uniti in un senso di appartenenza gli allievi, i docenti e i soci.
Con l’articolo di Paola Catarci “Kitchen stories: otto anni con la infant observation” entriamo nel vivo dell’esperienza della baby observation che gli allievi della Scuola svolgono nei primi due anni di corso. Un’esperienza fondamentale per la costruzione di un assetto interno psicoanalitico fatto di ascolto, neutralità, attesa, attenzione a quanto accade nell’intima relazione madre-bambino nel loro ambiente naturale durante il primo anno di vita del bambino. L’ascolto di sé da parte dei singoli allievi, l’elaborazione attraverso la scrittura dei protocolli di osservazione e la condivisione con il gruppo classe e la docente, di quanto osservato e sentito, alimenta la strutturazione e modulazione del proprio setting interno e contribuisce a identificare gli elementi di correlazione tra quanto esperito durante la baby observation e la relazione con gli aspetti dell’infans che gli allievi incontrano nella clinica con i propri pazienti e con i propri movimenti interni.
Il lavoro di Anna Carla Aufiero “Il gruppo di discussione dei casi clinici di tirocinio: la supervisione di materiale clinico come analisi dell’istituzione” ci immette nella complessità di uno spazio di gruppo in cui, come psicoanalista esperta in ambito istituzionale e nella supervisione dei tirocini degli allievi, coordina dei gruppi di discussione del materiale clinico di tirocinio. Gruppi di cui fanno parte allievi di classi e sedi diverse della scuola. Un campo di esperienze, di idee che trovano un contenitore capace di accogliere ed elaborare emozioni che si mettono in moto nell’incontro con pazienti nei contesti difficili delle istituzioni. Campi concentrici e sovraordinati che generano confusione negli operatori esperti e ancor più nei giovani allievi. Uno spazio che si è attivato nel periodo più difficile della pandemia, che ha richiesto accomodamenti del metodo di lavoro incontrandosi in modalità online. I gruppi mostrano dinamiche e si articolano a diversi livelli, tutte intersecanti e compresenti, esplicativi del livello scientifico ed emozionale appartenenti alle istituzioni coinvolte.
Il gruppo degli allievi: Alessio Antonucci, Irene Battiato, Simona Presutti, Elena Ramagli, Daniela Scafaro, che hanno terminato il quarto anno di corso nella sede di Roma (una dei quali già diplomata), si trovano in una fase di passaggio tra il finire dei seminari e l’attesa del Diploma. Attraverso il loro lavoro “Alla ricerca della propria voce. Luoghi, emozioni e pensieri di un gruppo di specializzandi in psicoterapia psicoanalitica” descrivono quanto attraversato con fatica e difficoltà nelle istituzioni. Si soffermano sulle criticità vissute nel tirocinio, intanto che sono anche pazienti in analisi, descrivendo una dinamica tra realtà interna e realtà esterna, con sentimenti legati alla conclusione del training, descritti come un passaggio da un “frastuono” di stimoli ed emozioni a un “silenzio assordante” con il termine dei seminari e dei tirocini. Una fase da attraversare ed elaborare per riscoprire la continuità di quanto esperito nel processo formativo, alla scoperta di una propria voce e una soggettività psicoanalitica. La sezione Istituzioni accoglie il lavoro di Maria Antonietta Fenu “SIEFPP 2011-2021: formazione, trasformazioni e spazio politico” che ci offre una importante visione storica delle evoluzioni e trasformazioni delle politiche istituzionali che hanno riguardato la SIEFPP, mostrando come nella Federazione Italiana delle Scuole di Psicoterapia Psicoanalitica si sono discussi i temi della teoria e della tecnica. La mission di questo organismo è la diffusione del pensiero psicoanalitico e durante la pandemia ha saputo trovare concretamente la sua realizzazione nell’attivazione del dispositivo di accoglienza e ascolto delle persone in sofferenza nella grave situazione emergenziale in atto. Un’esperienza che ha avuto un grande significato clinico, etico e politico. Un lavoro finalizzato al tenere viva la speranza e che interroga ancora circa la domanda di cura della società.
In Intersezioni il lavoro di Giulio De Martino “Formare i formatori. Dalla pedagogia alla tecnopedagogia” centra lo sguardo su un movimento che trova origini antiche e, partendo dagli studi della pedagogia e della filosofia, si interroga sulla cultura dell’apprendimento oggi, chiamata ad aiutare i formatori a gestire i percorsi di crescita e apprendimento nel contesto della “transizione digitale”. L’autore si interroga su come tener conto delle trasformazioni necessarie, nei metodi e nei contenuti, alla luce dell’uso degli strumenti digitali, senza che questo diventi una sfida o una delegittimazione delle istituzioni, affermando il sapere di internet al posto del “so di non sapere”. Una formazione che non finisce mai, con aule che sono ovunque e che non hanno più mura.
Nella sezione Scorci Raffaele Maisto con “Formarsi: conoscere, condividere, trasformare” ci conduce in un percorso clinico di psicoterapia psicoanalitica con un paziente difficile, interrogandosi sul tema della formazione attraverso la relazione clinica. Qualcosa che riguarda entrambi i soggetti che si parlano, si ascoltano, si trasformano. In particolare l’autore si interroga a proposito di una brusca interruzione da parte di un paziente avvenuta nelle prime fasi dei colloqui di conoscenza, relazione poi ripresa in epoca successiva. Un percorso clinico che ha richiesto una particolare attenzione ai modi di comunicare, fatti di segni e neologismi introdotti dal paziente, attivando nel terapeuta diverse modalità di ascolto e di interazione.
Maria Miriam Mazzarella ci presenta il lavoro psicoterapeutico “Immergersi, trasformare, trasformarsi. Un percorso di psicoterapia psicoanalitica a domicilio” con cui presenta un intervento che potremmo definire di frontiera, svolgendosi presso il domicilio di un paziente, affetto da una grave patologia organica. Un lavoro che parte da una condizione di impasse, immobilizzazione del contesto, che potrebbe coinvolgere la psicoterapeuta e che richiede la presenza di un terzo, un gruppo di intervisione. Si crea così uno spazio in cui le emozioni consce e inconsce possono essere accolte, “lavorate”, in un ascolto molteplice e in un luogo altro. Un dispositivo che offre una potenzialità trasformativa per elaborare l’esperienza e tutto quanto precedentemente acquisito come strumenti analitici nel percorso formativo, che necessitano di essere riformulati al servizio della delicata e complessa situazione terapeutica.
Il lavoro di Lilia Utizi “La crisalide Marta” introduce nei movimenti di controtransfert, mostrando la potenza dell’Inconscio che si presenta come modalità specifica di funzionamento già nelle prime sedute. Un controtransfert che si impone nelle “s-viste” della terapeuta, nei sogni che rendono narrabile l’irrappresentabile, passando dal caos di un sognare a due. L’esperienza clinica mette in evidenza il continuo procedere del percorso formativo che sempre si rinnova e mette alla prova portando l’autrice verso pensieri nuovi, nuove sensorialità, con strumenti elaborativi che rompono i confini tra sonno e veglia.
Seguono le Recensioni di tre bei libri pubblicati nel 2022 curate da: Roberto Crispolti, Roberto Metrangolo e Giuseppe Riggi.
Con partecipazione di sentimenti e rinnovato dolore per la perdita di persone care, la sezione In memoria di accoglie i ricordi di due socie che ci hanno lasciato. Scrivono: Rossella Truglio e Maria Ida Contarino per Anna Maria Buonincontro; Marta Vigorelli, Silvana Valle, Alessandra Ceola, Ruby Mariela Mejia per Rita Manfredi.
Auguro una buona lettura
* Socio ordinario SIPP con funzioni di training, Direttore di Psicoterapia Psicoanalitica, Via Tuscolana, 1478, Roma (RM).
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